Quello dei falsi infortuni sul lavoro è uno degli illeciti più diffusi messi in atto dai dipendenti ai danni delle aziende, ed uno dei motivi principali per i quali i dirigenti si rivolgono alle agenzie investigative autorizzate.
La falsa denuncia di infortunio sul lavoro può portare non solo al licenziamento per giusta causa, ma anche all’accusa di truffa ed in alcuni casi di falso ideologico (artt. 640 e 479 c.p.).
L’attività di verifica messa in atto dagli investigatori privati può far emergere che lo stato di incapacità lavorativa dichiarato dal dipendente non è reale, e l’azienda può quindi provare in sede di giudizio, grazie al dossier investigativo prodotto, l’illecito.
Inoltre gli investigatori privati possono effettuare delle verifiche sul passato lavorativo del dipendente, per ricercare eventuali precedenti dichiarazioni di falso infortunio, che potrebbero non essere emerse nella fase di valutazione del datore di lavoro prima dell’assunzione.
Il lavoratore che si è infortunato sul lavoro ha l’onere della prova di quanto accaduto, della determinazione dell’entità del danno subito e del nesso di casualità con la mansione lavorativa svolta, considerata la responsabilità del datore di lavoro in materia di sicurezza, come da natura del contratto.
Allo stesso tempo, però, il datore di lavoro può confutare la veridicità di quanto dichiarato dal dipendente, provando, attraverso gli appositi controlli difensivi per mezzo di agenzia investigativa, i comportamenti incompatibili con lo stato di infortunio messi in atto dal lavoratore. Il datore potrà così dimostrare che non vi è alcun infortunio, oppure, nei casi di reale infortunio, che il dipendente mette in atto comportamenti che possono comprometterne la guarigione.
Dover riorganizzare il personale, per garantire una continuità nella produzione, per sopperire al dipendente assente per un illecito, causa un doppio danno al datore di lavoro, tanto economico quanto morale, poiché va a compromettersi irrimediabilmente il vincolo fiduciario tra datore di lavoro e dipendente.
I controlli difensivi non violano in alcun modo il divieto sugli accertamenti sanitari imposto dall’articolo 5 dello Statuto dei lavoratori, ma permettono di confermare o smentire l’infortunio ed il rispetto del periodo di comporto.