Abbiamo parlato della
diffamazione online in un nostro recente articolo, consultabile
cliccando qui, e di quanto questa condotta possa incidere sulla
reputazione di una persona o di un’azienda.
Per qualsiasi
impresa la tutela della
reputazione aziendale è estremamente importante, perché è sulla
brand reputation che si basa il suo successo.
Le
aziende si rivolgono molto spesso alle
agenzie investigative, specializzate anche in
Web Intelligence,
OSINT e
SOCMINT, per delle
indagini reputazionali su nuovi partner, soci o competitor, ma non solo: con la diffusone degli
user generated content (
UGC), ossia dei contenuti generati dai
clienti/
utenti, è necessario per le aziende monitorare
costantemente quanto viene riportato in rete
sul loro conto ed impedire che situazioni “
reali” si ripercuotano sui
giudizi e le
recensioni online, come un
customer service gestito male o dei
dipendenti “fannulloni”, e per monitorare la diffusione di
fake news che riguardano il
brand e l’
organizzazione.
A seguito delle indagini effettuate, gli
investigatori raccolgono le informazioni ottenute nel
dossier investigativo, che potrà essere utilizzato dai dirigenti aziendali anche
in sede di giudizio, o per procedere ad una
denuncia, oltre che rappresentare un
report delle eventuali problematiche aziendali da risolvere.
In particolare, l’incremento delle
recensioni false online è così significativo che è stato identificato con un nome specifico:
astroturfing. “
La tecnica di astroturfing si affida spesso a persone retribuite, affinché esse producano artificialmente un'aura positiva intorno al bene da promuovere” come riportato su Wikipedia.
Si tratta quindi della
costruzione “a tavolino” di dimostrazioni di consenso verso l’azienda “mandante” e/o di
denigrazione verso i
competitor. Questo si attua, oggi più che mai, anche attraverso l’utilizzo massiccio di
professional reviewer o
influencer on–demand.
Le
vere recensioni, quelle scritte da clienti reali, sia negative che positive, non sono vietate, ovviamente, perché nella nostra nazione vige il
diritto alla critica ed ognuno può esprimere il proprio parere, senza offendere o diffamare. Le
recensioni false, quindi create ad hoc per ledere o migliorare l’immagine di un’azienda, sono invece
vietate dalla legge, integrando il
reato, appunto,
di diffamazione, e possono qualificarsi come un atto di
concorrenza sleale (art. 2598 Cod. Civ.), se le recensioni vengono scritte da un
competitor utilizzando
falsi account per simulare clienti reali.
La creazione di
profili falsi, inoltre, può integrare il
reato di “sostituzione di persona” come da art. 494 del codice penale.
È sempre utile, quindi, rivolgersi a degli
investigatori privati esperti, anche per: