La Corte di Cassazione finalmente si è espressa su una materia molto delicata e ad oggi non ben dinita: il controllo dei lavoratori dipendenti mediante apparecchi di video sorveglianza. Con la sentenza n. 10636/17 del 2.05.2017, la Suprema Corte ha statuito la liceità degli strumenti di controllo “occulti” a carattere difensivo. L’installazione di sistemi di videosorveglianza, anche ad opera di terzi estranei all’azienda, come le agenzie investigative, sarebbe ora tendenzialmente ammissibile, quando finalizzata all’accertamento di illeciti all’interno dell’impresa.
Le telecamere sul posto di lavoro sono quindi considerate uno strumento lecito, benchè funzionali alla tutela del patrimonio aziendale, ed in caso di furto del dipendente in azienda, le riprese video possono costituire valida prova di reato che legittima il licenziamento per giusta causa. Tale strumento occulto di controllo non viene considerato lesivo della dignità e diritti dei dipendenti in quanto il controllo mediante telecamere è diretto all’accertamento di comportamenti illeciti e non al mero inadempimento della prestazione lavorativa, per tale motivo “l’adozione di strumenti di controllo a carattere “difensivo” non necessita del preventivo accordo con le rappresentanze sindacali né di alcuna specifica autorizzazione”.
Per evitare situazioni che possono danneggiare l’azienda è consigliabile effettuare dei controlli partendo proprio dall’interno: le agenzie investigative, in caso di sospetto di illecito da parte dei dipendenti, offrono servizi di indagine che permettono di monitorare l’azienda e chi ci lavora con l’ausilio di sofisticate apparecchiature elettroniche.
