Ogni giorno leggiamo notizie di futuri sposi che scoprono di essere stati traditi a pochi giorni, addirittura a poche ore, dal matrimonio. Una tendenza in aumento, forse perché il matrimonio viene ancora visto come una limitazione della propria libertà. Il tradimento prematrimoniale, secondo alcune recenti statistiche, è causato da diversi fattori: per il 28% la causa è da ricercare nell’incertezza del futuro, il 16% tradisce per sentirsi libero per l’ultima volta (è triste che per alcuni questo passo rappresenti una costrizione), mentre il 10% lo fa sotto effetto dell’alcool (la scusa per eccellenza). Ma cosa dice la legge a proposito del tradimento prima del matrimonio? Il tradimento non costituisce illecito se avviene prima del matrimonio, e non ha quindi conseguenze giuridiche. Ma se il matrimonio viene annullato per colpa di uno dei due futuri sposi, è possibile chiedere un risarcimento danni. In particolare, secondo l’articolo 81 del Codice civile, chi si rifiuta di contrarre il matrimonio dopo la promessa è costretto a risarcire il danno, così come chi adotta un comportamento colposo, come il tradimento, che giustifica il rifiuto dell’altro a convolare a nozze. Per chiedere il risarcimentodanni bisogna prima provare il tradimento - è per questo che è fondamentale effettuare delle indagini prematrimoniali, per assicurarsi che il comportamento del futuro coniuge sia regolare - e poi il rapporto tra le spese sostenute e il futuro matrimonio. Il danno risarcibile è quello causato al coniuge che è vittima del tradimento, per le spese fatte e per i contratti stipulati in ragione della promessa di matrimonio, come ad esempio i costi di preparazione della cerimonia, il costo dell’abito da sposa, i costi del viaggio, eventuali convenzioni, l’acquisto di oggetti da utilizzare solo in occasione del matrimonio (come i fiori, le bomboniere, le partecipazioni etc.), l’acquisto della casa, dell’arredo o la sottoscrizione del mutuo.