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VIA LIBERA AL TRADIMENTO

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VIA LIBERA AL TRADIMENTO Il 25 febbraio 2016 l’Aula del Senato ha votato la fiducia al governo sul maxi-emandamento al disegno di Legge Cirinnà. I sì sono stati 173, i no 71, e non si è avuta nessuna astensione.
Questo maxi-emendamento prevede l’introduzione in Italia delle unioni civili tra persone dello stesso sesso, ma contiene anche una seconda parte che regolamenta per la prima volta a livello nazionale le coppie di fatto, sia eterosessuali che omosessuali.
Prima di andare a toccare i temi più scottanti di questo Disegno di Legge, è bene chiarire alcuni concetti.
Anzitutto, che cosa si intende per unione civile tra persone dello stesso sesso?
L’unione civile tra persone dello stesso sesso è una formazione sociale, riconosciuta ufficialmente a livello nazionale, che si basa sul principio di uguaglianza, senza distinzioni di sesso.
In secondo luogo, che cosa si intente per convivenza di fatto?
Per conviventi si intendono, sia in caso di coppie eterosessuali sia in caso di coppie omosessuali, due persone maggiorenni unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale o materiale, non vincolate da rapporti di parentela, affinità o adozione, da matrimonio o da un’unione civile.
La trattativa che ha condotto al voto di fiducia è stata lunga, soprattutto per alcuni diritti e doveri che non sono stati accolti poiché avrebbero avvicinato troppo le unioni civili tra persone dello stesso sesso e le coppie di fatto al matrimonio.  Si tratta della cosiddetta stepchild adoption, ossia la possibilità di adozione del figlio del partner, e dell’obbligo di fedeltà, il tradimento infatti non sarà sanzionato.
Riflettendo sull’obbligo di fedeltà negato alle unioni civili, non è condannabile la perplessità che ne potrebbe derivare. Come se dare diritti e stabilire doveri per un tipo di unione, diversa dal matrimonio, dovesse automaticamente avere una risonanza negativa per quest’ultimo.
Lanciando una provocazione, potremmo dire che in questo caso si liberalizza il tradimento tra soggetti non uniti dal vincolo del matrimonio. Quindi ci chiediamo, con questa liberalizzazione, chi vorrà ancora sposarsi e soggiacere all’obbligo di fedeltà?
 


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