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TORMENTAVA I VICINI DA UN ANNO E MEZZO: ARRESTATO PER STALKING CONDOMINIALE

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TORMENTAVA I VICINI DA UN ANNO E MEZZO: ARRESTATO PER STALKING CONDOMINIALE

Torniamo a parlare di stalking, e nello specifico di stalking condominiale, prendendo in esame una delle tante notizie sul tema che negli ultimi giorni hanno popolato il web e la carta stampata, poiché quello dello stalking condominiale sembra essere, ormai, un fenomeno inarrestabile.

La vicenda

Un uomo di circa cinquant’anni, residente a Milano, ha tormentato per un anno e mezzo i suoi vicini di casa, una famiglia originaria dell’Ecuador, composta da madre, padre (entrambi regolari e con un lavoro stabile) e un figlio.

L’uomo, un italiano con precedenti penali, è stato denunciato dalla famiglia e tratto in arresto, dopo l’ultimo violento episodio di molestia, messo in atto danneggiando la cassetta della posta dei vicini.

La Polizia, chiamata ad intervenire dalla donna, è giunta in Viale Certosa a Milano, dove si stava consumando proprio in quel momento l’illecito, cogliendo lo stalker sul fatto.

Le motivazioni dietro gli atti persecutori dell’uomo sembrano non essere chiare. La sola cosa certa è che l’uomo non faceva altro che insultare e minacciare la famiglia dei vicini, arrivando a danneggiare anche parte della loro abitazione, come ad esempio la porta di ingresso.

L’art. 612-bis c.p., che norma il delitto di “atti persecutori”, nel tempo si è esteso anche al contesto condominiale, poiché si è sempre più diffusa la fattispecie di atti persecutori nei confronti dei vicini di casa (“Decreto sicurezza”, convertito con la legge 24 aprile 2009 n. 38; Cass. Pen., 25 maggio 2011 n. 20895).

Quando si può parlare di stalking?

  • Quando gli atti persecutori causano alla vittima un costante e grave stato di ansia e paura;
  • Quando vi è il fondato timore per la propria incolumità e quella delle persone care;
  • Quando si è costretti ad alterare le proprie abitudini di vita per evitare o affrontare gli atti persecutori.

Come raccogliere le prove dello stalking condominiale?

L’installazione di strumentazioni di videoripresa, anche per mezzo di agenzia investigativa autorizzata, può provare gli atti di stalking avvenuti all’interno degli spazi comuni condominiali, dal momento che il reato di cui all'art. 615 bis, che punisce le interferenze illecite nella vita privata, non si configura se i sistemi di videoripresa captano soltanto ciò che accade in spazi che, sebbene di pertinenza di una abitazione privata, di fatto non sono esclusi alla vista degli estranei, come il parcheggio condominiale, l’ingresso, le scale o i pianerottoli, destinati all’uso di un numero indeterminato di soggetti.

Come confermato dalla stessa Cassazione, infatti, "le videoregistrazioni in luoghi pubblici ovvero aperti o esposti al pubblico, non effettuate nell'ambito del procedimento penale, vanno incluse nella categoria dei "documenti" di cui all'art. 234 cod. proc. Pen., mentre, se eseguite dalla polizia giudiziaria, anche d'iniziativa, vanno incluse nella categoria delle prove atipiche, soggette alla disciplina dettata dall'art. 189 cod. proc. pen. e, trattandosi della documentazione di attività investigativa non ripetibile, possono essere allegate al relativo verbale e inserite nel fascicolo per il dibattimento." (sentenza della Cassazione n. 26795/2006)

In questi casi gli investigatori privati effettuano anche delle attività di monitoraggio e pedinamento, producendo foto e video delle condotte fuori dagli ambienti condominiali: sempre più spesso, infatti, gli atti persecutori si concretizzino anche all’esterno, dove la vittima potrebbe essere più vulnerabile.  

Inoltre quasi sempre lo stalking condominiale manifesta le sue forme persecutorie anche sul web e più nello specifico sui social, poiché lo stalker tende a denigrare pubblicamente la vittima, offendendola e minacciandola, ledendo la sua reputazione e la sua immagine, ed in queste circostanze gli investigatori privati intervengono con delle indagini OSINT e SOCMINT, raccogliendo tutti gli elementi utili a dimostrare l’illecito e cristallizzandoli nel tempo tramite software specifici che permettono di conservare le informazione anche qualora venissero cancellate.

Come possono intervenire gli investigatori privati, in questi casi?

  • Contropedinamento, pedinamento e monitoraggio;
  • indagini OSINT e SOCMINT, per la raccolta di tutti gli elementi utili a dimostrare l’illecito, cristallizzandoli nel tempo tramite software specifici che permettono di conservare le informazione anche qualora venissero cancellate;
  • Installazione telecamere occulte;
  • Testimonianza in Tribunale, se necessario, per confermare quanto riportato nel Dossier investigativo.


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