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SMART WORKING: CYBERSLACKING E CONTROLLO DIPENDENTI

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SMART WORKING: CYBERSLACKING E CONTROLLO DIPENDENTI Con l’aumento dello Smart Working assistiamo anche all’aumento degli illeciti commessi dai dipendenti, che lavorando fuori dai locali aziendali hanno più occasioni di ledere il rapporto fiduciario con il datore di lavoro.
Generalmente ci si rivolge a delle agenzie investigative per poter effettuare i dovuti controlli difensivi, lì dove ci fosse il sospetto di illeciti in atto o per prevenirli, ma alcuni datori di lavoro usano metodi “alternativi”, commettendo loro stessi degli illeciti nei confronti dei lavoratori.

Per evitare il cyberslacking, letteralmente “poltrire in rete”, ossia l’utilizzo dei dispositivi aziendali  per i propri scopi personali, che esulano dalla mera attività lavorativa, molti datori di lavoro installano sui pc dei dipendenti dei software spia, illegalmente, per avere un quadro esatto di ciò che il lavoratore fa in rete durante l’orario lavorativo.

Questi software riescono a fornire un elenco dei siti visitati, distinguendoli addirittura tra siti produttivi e siti improduttivi, riescono a fornire screenshot e registrazioni della schermata del pc del dipendente, risalendo così anche a sue conversazioni private, oltre a geolocalizzare costantemente la sua posizione.

Alcuni lavoratori sono costretti a lavorare in desktop remoto, ossia utilizzando un computer fisicamente in loro possesso, ma che virtualmente è in azienda, in modo che il datore di lavoro possa controllare costantemente il loro operato.

Dal momento che circa il 74% delle aziende, soprattutto quelle di servizi, finanziarie o di amministrazione in generale, potrebbero continuare con lo smart working anche dopo il periodo di emergenza che stiamo vivendo, è necessario regolamentare i controlli.
È infatti vietato dalla legge ed è contro lo Statuto dei Lavoratori adottare un controllo sistematico del dipendente, a meno che non sia stata data al lavoratore adeguata informazione delle modalità d'uso degli strumenti e di effettuazione dei controlli e nel rispetto di quanto disposto dal decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196.
È possibile invece effettuare, per mezzo di agenzie investigative autorizzate, dei controlli specifici e mirati, garantendo così il massimo rispetto per lo Statuto e per la libertà individuale, e producendo prove utili per un eventuale utilizzo in sede di giudizio.

 


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