Un dipendente di una nota cartiera toscana è stato licenziato per aver inventato più volte delle scuse inverosimili per giustificare le sue assenze dal posto di lavoro.
L’ultima la più “fantasiosa”: “Avevo dimenticato a casa il portafoglio e poi non sono riuscito a rientrare a lavoro perché ho avuto un incidente domestico con trauma cranico”.
L’uomo si era assentato più volte dal posto di lavoro in maniera ingiustificata, ricevendo ben tre sanzioni disciplinari in un solo anno, prima che l’azienda decidesse di licenziarlo. Il dipendente aveva impugnato il licenziamento rivolgendosi al Tribunale di Lucca, che ha rigettato il ricorso, ritenendo il provvedimento legittimo e proporzionato. Anzi: i giudici hanno messo in discussione anche le precedenti assenze non giustificate del lavoratore, che l’azienda non aveva adeguatamente provato o scoperto. Da indiscrezioni è emerso che alla base di tale condotta potrebbe esserci un problema di dipendenza da gioco d’azzardo.
Come spiegato dal giudice Antonella De Luca del Tribunale di Lucca, nella sentenza: “Appare assolutamente ingiustificabile la condotta posta in essere dal ricorrente e ancor di più le giustificazioni addotte; lo stesso infatti sostiene di aver dimenticato di timbrare in uscita preso dalla concitazione e preoccupazione di aver smarrito il portafoglio, di non aver trovato alcun collega a cui riferire il suo allontanamento. Sostiene ancora che una volta rientrato si sarebbe dimenticato di giustificarsi prontamente e che sarebbe stata sua intenzione farlo”. Il lavoratore aveva affermato, a tal proposito: “Era comunque mia intenzione farlo e mi sono detto ora lo faccio, se non lo sistemo oggi, lo sistemerò lunedì”.
Ed ancora, citando la sentenza: “Ebbene la suddetta ricostruzione oltre che inverosimile, laddove pure si volesse ritenere credibile l’incolpevole ed inverosimile dimenticanza, denota un’assoluta approssimazione e superficialità del ricorrente per le basilari regole di reciproca fiducia su cui deve essere improntato il rapporto di lavoro. Le giustificazioni addotte non escludono ed anzi, come osservato dalla resistente, adombrano possibili ed ulteriori analoghe condotte poste in essere dal ricorrente e non accertate dalla società. È evidente come la condotta posta in essere dal lavoratore va valutata avendo riguardo anche ai precedenti disciplinari di cui lo stesso è stato destinatario nel corso del precedente anno”.
Come è facilmente intuibile, è fondamentale per le aziende agire immediatamente per verificare la condotta dei dipendenti qualora vi sia il sospetto che stiano agendo in maniera illecita e/o infedele.
È in capo al datore di lavoro, infatti, l’onere della prova, e bisogna dimostrare che l’assenza ingiustificata e/o la condotta del dipendente sul posto di lavoro hanno leso irrimediabilmente il vincolo fiduciario con il datore di lavoro. Molti dirigenti si rivolgono alle agenzie investigative autorizzate per procurarsi le prove degli illeciti messi in atto dai dipendenti infedeli da presentare in sede di giudizio, se necessario.
Gli investigatori privati raccolgono le prove della condotta illecita del dipendente attraverso delle attività di pedinamento e di monitoraggio, coadiuvate da attività di Web Intelligence OSINT e SOCMINT per raccogliere informazioni sulla sua negligenza anche dalla rete e dai social network.
Come possono intervenire gli investigatori privati, in questi casi?