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RUBA 93MILA EURO DALL’AGENZIA VIAGGI PER LA QUALE LAVORA: LICENZIATO E CONDANNATO

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RUBA 93MILA EURO DALL’AGENZIA VIAGGI PER LA QUALE LAVORA: LICENZIATO E CONDANNATO

Il dipendente di un’agenzia viaggi di Pavia è stato licenziato e condannato per aver rubato, in soli tre anni, 93mila euro dalle casse dell’attività.

La titolare dell’agenzia viaggi era riuscita a dimostrare la condotta illecita dell’uomo anche grazie alle prove raccolte da un investigatore privato, al quale la donna si era rivolta quando i sospetti erano diventati impossibili da ignorare.

La vicenda ha avuto inizio quando la commercialista dell’agenzia viaggi aveva notato delle incongruenze nei registri delle prime note di cassa inviati dall’uomo, evidentemente con il chiaro obiettivo di nascondere gli ammanchi da egli messi in atto, impossessandosi di parte degli incassi dell’attività.

La titolare dell’agenzia viaggi era stata informata dalla commercialista degli strani movimenti, e si era attivata subito per effettuare dei controlli, rivolgendosi ad una agenzia investigativa autorizzata.

L’investigatore privato incaricato aveva iniziato a pedinare il dipendente infedele, scoprendo, tra le altre cose, che l’uomo strappava e gettava dei documenti di viaggio nel cestino di fronte all’agenzia viaggi, con l’intento, secondo l’accusa, di eliminare le prove del furto di denaro di cui era colpevole.

L’uomo, grazie al materiale raccolto, è stato condannato per appropriazione indebita, nonostante si fosse sempre dichiarato innocente.

Il furto aziendale, oltre a costituire un reato, è motivo di licenziamento per giusta causa, non solo per il danno economico cagionato all’azienda, ma anche perché si tratta di una condotta che lede irrimediabilmente il vincolo di fiducia tra dipendente e datore di lavoro.

Gli investigatori privati vengono spesso chiamati, in circostanze analoghe, per effettuare delle indagini sulle condotte dei lavoratori.

Oltre alle attività di monitoraggio e di pedinamento del dipendente infedele, gli investigatori intervengono anche con delle attività di Web Intelligence (OSINT e SOCMINT) per monitorare il comportamento del dipendente online.

In alcuni casi, lì dove possibile, si può procedere anche con l’installazione di telecamere nascoste all’interno dell’ambiente lavorativo: la videosorveglianza rientra, infatti, nei controlli difensivi che il datore di lavoro può mettere in atto grazie all’apporto di una agenzia investigativa autorizzata, senza dover chiedere preventivamente un accordo sindacale o l’autorizzazione dell’Ispettorato del lavoro.

Importante è, infine, la valutazione del danno reputazionale che simili condotte dei dipendenti causano all’azienda datrice, soprattutto quando si tratta di aziende che, come in questo caso, fondano il loro successo sull’affidabilità e la qualità dei servizi proposti.

Come possono intervenire gli investigatori privati, in questi casi?

  • Attività di monitoraggio e di pedinamento del dipendente infedele;
  • Attività di Web Intelligence OSINT e SOCMINT per la raccolta di elementi di prova dal web: è spesso lo stesso dipendente infedele a pubblicare online prove delle sue condotte illecite;
  • Attività di analisi della reputazione aziendale;
  • Installazione telecamere occulte.


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