Romance scam e truffe amorose: parliamo di fenomeni in larghissimo aumento nella new era, dovuti soprattutto all’ampissimo utilizzo che tutti noi facciamo di internet e di numerosissime app, quali quelle di incontri. Si tratta di particolari forme di cyber-truffe, ossia di raggiri e trappole volte all’ottenimento illecito di denaro, che prevedono l’utilizzo di internet come mezzo privilegiato di interazione con la vittima.
La Cassazione si è già pronunciata in materia, con la sentenza n. 25165/2019, che condanna chi, fingendo sentimenti d'amore per una persona, la induce in errore promettendole una futura vita insieme solamente con il fine di farsi consegnare del denaro o dei beni di lusso. La romance scam rientra pertanto tra i comportamenti perseguibili secondo l’art. 640 del Codice penale.
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Analizziamo un caso di specie: un funzionario Rai di 66 anni denuncia la escort Adina Manelache, una donna moldava conosciuta nel 2022 su un sito di appuntamenti per adulti (“bakeka incontri”).
“Non sono il solo”, racconta, mostrando una realtà che accomuna molti altri top manager italiani. Secondo l’uomo si tratterebbe di una strategia già collaudata numerose volte: un climax di bugie, una dopo l’altra, a partire dalle presunte difficoltà familiari della donna.
Prima le intimidazioni, poi le minacce provenienti dalla malavita (“C’è gente che mi vuole fare del male, dei criminali”), fino alle pretese vere e proprie; tra queste ultime, una scheda prepagata, una specie di sex card, dal valore iniziale di circa duemila euro: «Tu mi dai 2 mila euro all’inizio del mese e ogni volta che stiamo insieme togliamo una quota».
La vita del funzionario di via Mazzini è stata interamente sconvolta dalla escort: “Lei sapeva costruire molto bene le storie da raccontare. Ha architettato tutto alla perfezione, sapendo carpire la fiducia del suo interlocutore”. Egli dunque, arrivato al limite, ha deciso di esporsi, certo di non essere il solo ad essere caduto nella trappola di Adina.
Ma perché aspettare e decidere di rimanere in silenzio nonostante le continue richieste? Il sessantenne spiega: “In realtà è bastato poco tempo per capire che quella di Adina era una truffa. Certo che me ne sono reso conto, ma temevo che la storia sarebbe finita sui giornali, come è stato. Lavoro in Rai da una vita, lei sapeva bene che ero un personaggio pubblico, un top manager fa sempre notizia in questi casi e così, sulle prime, non ho voluto correre quel rischio assecondando le sue richieste, sperando che sarebbe arrivato un punto in cui si sarebbe fermata, scomparendo nel nulla, così velocemente come si era palesata nella mia esistenza”.
Poi la decisione di raccontare tutto: “Lei ha provato a ricattarmi ma sono a un punto della mia vita che non mi è importato, tra un anno e qualche mese vado in pensione”. Non certo senza difficoltà però: “Sono single, non ho una famiglia, questo ha rappresentato uno svantaggio nel periodo in cui sono stato sotto ricatto perché magari la presenza di una famiglia mi avrebbe aiutato e evitare questo imbarazzo; mi sento a pezzi. Ma occorre non avere paura e denunciare.”
La donna è stata da poco arrestata per estorsione: la cifra finale si aggirerebbe intorno ai 100 mila euro. Era stata colta in flagrante al centro di Roma mentre riceveva mille euro in contanti dal dirigente Rai.
Davanti al tribunale tuttavia la trentenne Adina, difesa dall’avvocato Andrea Scarozza, ribatte così: “Non è vero niente. Respingo ogni accusa, con lui avevo una relazione nel vero senso della parola”.
Di fronte al gip, l’11 settembre 2023, la ragazza ha proseguito: “Mai minacce, mai avvertimenti per conto di malavitosi”.
Per rispondere all’accusa principale, dunque quella secondo la quale avrebbe sottratto centomila euro al sessantenne, afferma: “Non gli ho mai estorto denaro”, sottolineando che l’uomo le avrebbe dato molto meno di quella somma. I soldi le sarebbero serviti per pagare un intervento chirurgico di suo figlio e le successive cure necessarie, il funerale di sua sorella (adducendo una prova video del rito funebre), i debiti della madre e i suoi, in quanto presunta ludopatica e amante del gioco d’azzardo.
Le due versioni continuano a scontrarsi; al momento la donna si troverebbe ai domiciliari nel suo appartamento alla periferia nord di Roma e la polizia continua ad indagare su potenziali complici di Adina e su altre vittime.
Questo caso ci mostra come ad oggi nessuno possa ritenersi immune a questo tipo di attacchi online e di truffe, nemmeno coloro che per la posizione professionale o per la mansione che svolgono ritengono di saper riconoscere qualsiasi tentativo di lucro.
Essendo questa tipologia di truffa un reato a tutti gli effetti, nel momento in cui ci si accorge di essere vittima di raggiro o di estorsione, oppure se si sospetta solamente che una persona vicino a noi possa truffarci, ci si può rivolgere a dei professionisti, come gli investigatori privati. È proprio diritto in casi come questo sporgere querela, sebbene sia necessario vincere il senso di vergogna e di umiliazione che si sta vivendo.
Gli investigatori privati si occupano di raccogliere prove:
La vittima così può finalmente conoscere la verità e, se è il caso, sporgere denuncia e difendere i propri diritti in un eventuale procedimento legale.
Come possono intervenire gli investigatori privati, in questi casi?