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RELAZIONI A SENSO UNICO: ESSERE SOLI IN COPPIA

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RELAZIONI A SENSO UNICO: ESSERE SOLI IN COPPIA
Ti è mai capitato di sentirti solo, pur essendo in coppia? Se sì, eri (o sei) in una relazione a senso unico, o relazione unilaterale, ossia una relazione in cui manca un’equa reciprocità, un equilibrio sentimentale.

La psicologa e psicoterapeuta Maria Claudia Biscione affronta questo argomento in un recente articolo pubblicato su Cosmopolitan, mettendo in luce gli squilibri e le sofferenze che questo tipo di rapporto crea.
Infatti, in una coppia deve esserci un dare e avere affettivo, e non deve esserci uno dei due che assorbe le energie dell’altro, mettendo al primo posto i propri bisogni, come comunemente avviene nelle dipendenze affettive. Amare per due è estremamente estenuante e non può portare a nulla di positivo. Si investe il doppio del tempo, dell’impegno, spesso anche dal punto di vista economico, per compensare ciò che il partner fa mancare. Questa sorta di responsabilità forzata crea la convinzione che il partner ci lascerà se smetteremo di essere “utili”, facendoci vivere in un costante stato di paura e di insicurezza.

Quali sono i segnali di una relazione a senso unico?
•    La disponibilità del tuo partner non è paragonabile alla tua;
•    È solo grazie al tuo impegno se la relazione va avanti eppure continui a sentirti insicuro ed insufficiente;
•    Giustifichi il suo comportamento con te stesso e con gli altri;
•    Provi più sensazioni negative che positive, pensando alla vostra relazione;
•    Chiedi sempre scusa per primo, anche quando non è colpa tua;
•    Eviti alcuni argomenti, perché non trovi comprensione o ti senti addirittura respinto;
•    I tuoi bisogni vengono sempre dopo i suoi;
•    Non c’è progettualità, ma una situazione di stallo.

È in questo tipo di relazioni che si consuma la maggior parte dei tradimenti, perché il partner che “primeggia” crede di avere il diritto anche di essere infedele, con la convinzione (spesso, purtroppo, reale) di venire comunque perdonato, perché l’altro, troppo debole, non può rinunciare alla sua presenza.
Spesso prendere il coraggio e reagire, anche grazie all’aiuto di una agenzia investigativa, che possa portare a galla la verità, è un passo importante verso la liberazione e la rinascita.
Uno dei consigli che la psicologa Biscione dà, nell’articolo, è proprio quello di “ricentrarsi”, ossia di riportare l’attenzione su se stessi, non più come “protesi” dell’altro, ma come individuo singolo, che merita rispetto e amore. Soprattutto è importante chiedere aiuto, affidarsi a chi ha la giusta preparazione professionale ed emotiva per accogliere e risolvere le problematiche legate ad un rapporto “malato”.
Sebbene questo tipo di dinamiche portino alla convinzione che chiedere corrisponda ad un rifiuto, è una piacevole sorpresa scoprire che in molti sono invece pronti ad aiutare emotivamente e legalmente chi pensa di essere solo.


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