Chi utilizza le app di incontri, come Tinder, non sarà particolarmente sorpreso di sapere che un’altissima percentuale di iscritti è costituita da persone sposate o fidanzate.
Si tratta spesso di utenti che raramente danno il loro numero, che chattano solo in determinate fasce orarie, che non amano le videochiamate, che risultano, insomma, particolarmente sfuggenti. Probabilmente non perché siano persone misteriose, ma perché hanno figli e partner da nascondere.
Uno studio del 2015 del GlobalWebIndex effettuato su 47.000 utenti di app di incontri, la rilevato che di questi ben il 30% era sposato, mentre il 12% era fidanzato. In totale, quasi la metà degli iscritti erano impegnati. Un altro studio del 2016 ha riportato che il 17% dei giovani adulti americani aveva scambiato dei messaggi su Tinder mentre era in una relazione, ed il 7% aveva avuto degli incontri sessuali con persone così conosciute, tradendo così anche fisicamente il proprio partner.
Nel 2018 un ricerca condotta da E. Timmermans, E. De Caluwé e C. Alexopoulos, e pubblicata nel Computers in Human Behavior, ha rilevato che il 22,4% degli intervistati aveva usato Tinder mentre era impegnato.
Secondo le testimonianze, uno dei motivi ricorrenti che porta a scaricare un’app di incontri è avere una relazione a distanza. L’intesa sessuale potrebbe risentirne, e allo stesso tempo fare sexting sembrerebbe quasi “concesso”. Nella maggior parte dei casi, però, gli incontri non si limitano ad essere virtuali, ma avvengono realmente.
Un altro motivo sarebbe la curiosità di andare a letto con altre persone, semplicemente, senza avere il coraggio di dirlo al partner e di parlarne. La voglia di fare nuove esperienze può certamente essere legittimo, ma mentire non lo è.
Molti, inoltre, fanno una distinzione netta tra sentimento e sesso, dedicando la parte emotiva al partner, ma concedendosi avventure sessuali “di poco conto”. Peccato che questo non renda meno doloroso il tradimento, per chi lo subisce.
C’è poi chi non crede nella monogamia, e anche di questo converrebbe avvisare il partner che magari, invece, ci crede eccome, e c’è, ancora, chi pensa che alcune fantasie e atti sessuali più “spinti” non siano “adatti” al proprio partner, e che quindi è meglio soddisfarli con una persona sconosciuta.
La domanda è inevitabile: chi tradisce grazie alle app, troverebbe il modo di tradire anche senza l’utilizzo di tecnologie? La risposta è sì.
Le app non fanno altro che agevolare e stimolare maggiormente la scelta, già per come sono strutturate: basti pensare allo “swiping”, quindi alla possibilità di scorrere a destra o sinistra i profili degli utenti per scegliere quelli che si preferiscono, sebbene l’ampia “offerta” possa portare all’overload effect, ossia all’eccesso di scelta. Ma per alcuni non è mai troppo. Tecnologia e comportamenti umani sono ormai inscindibili. Se nella coppia, poi, manca la comunicazione, allora il tradimento sembra quasi inevitabile.
In casi di questo tipo è importante rivolgersi a dei professionisti, come gli investigatori privati autorizzati, e questo vale sia per il partner che sospetta del tradimento di chi ha accanto, sia per chi ha conosciuto qualcuno su una app di dating, iniziando ad avere un rapporto più profondo e intenso, e ha, dunque, l’esigenza di capire se nasconde qualcosa.
Gli investigatori privati raccolgono le prove non solo online, con la ricerca di elementi che dimostrino l’infedeltà, nel primo caso, o che confermino l’identità del soggetto, la sua reputazione digitale e la sua presenza sul web, nel secondo caso, ma anche e soprattutto sul campo, lì dove possibile, con attività di monitoraggio e pedinamento del soggetto di interesse.
Come possono intervenire gli investigatori privati, in questi casi?
