Le piattaforme social, sulle quali passare il tempo “libero” e no, proliferano soprattutto tra i giovanissimi, che si confrontano con una realtà spesso falsata sotto diversi punti di vista.
Molti di questi ragazzi sono frustrati e chiusi in sé stessi, non parlano più con i genitori oppure mentono.
È acclarato che i social creano una dipendenza, in una recente ricerca Max Fisher, giornalista del New York Times, afferma che “le notifiche dei social innescano nel cervello il rilascio di dopamina che crea un’associazione positiva con qualsiasi comportamento ne promuova il rilascio, inducendo la persona a ripeterlo”.
Il termine DBB (dopamine behavior balance) coniato da Brian Boxer Walcher (medico attivo sulle piattaforme social come TikTok) indica il livello di stimolazione dell’ormone in coloro che ricercano le attività in grado di innescarne la produzione.
I giovanissimi si sono abituati ad usare i social media per mantenere il loro DBB e questo si riflette ovviamente sulla loro attività celebrale.
“Tramite risonanza magnetica sugli adolescenti si è dimostrato che erano propensi a mettere un like a foto che ne avevano già molti e che guardarle stimolava in loro aree del cervello completamente diverse rispetto alla visione di foto meno popolari”.
Gli studiosi hanno affermato che l’esposizione dei giovani ai social potrebbe causare enormi danni.
Infatti, il cervello è ancora in formazione e subisce le continue esposizioni ai social media e ad influenze positive e negative, senza supervisione adulta.
Boxer afferma, altresì, che i giovani sono più suscettibili alle opinioni dei pari e degli influencer, rispetto agli adulti, perché il loro cervello è ancora in evoluzione.
I genitori devono “sovraintendere” all’utilizzo dei social da parte degli adolescenti assicurandosi che non ne facciano un uso smodato.
Prima dei social, il rischio maggiore era che i figli potessero frequentare brutte compagnie; oggi si deve stare attenti agli effetti che provocano i social come: dipendenza, depressione, abuso di sostanze, stress.
Tutto questo dovuto al confronto sociale falsato. Sui social è sempre tutto bello e felice, ma la realtà è diversa.
Molti genitori si rivolgono agli investigatori privati per verificare la condotta dei loro figli online, e di conseguenza nella vita reale. Gli investigatori svolgono delle attività di Web Intelligence OSINT e SOCMINT, per la ricerca, raccolta ed analisi di dati e di notizie tratte da fonti aperte sulle attività riguardanti il minore, come ad esempio le informazioni ricavate dai social network e da tutti gli altri profili online legati ai minori e/o alle persone con i quali interagisce.
Tutte le informazioni raccolte all’interno della rete, data la natura mutevole di questa, vengono cristallizzate nel tempo tramite software specifici che permettono di conservare l’informazione anche qualora venisse cancellata.
Gli elementi raccolti dalle indagini degli investigatori privati esperti possono essere anche utilizzati per la tutela dei propri diritti in sede di giudizio e/o per sporgere denuncia contro i responsabili di condotte illecite.
Come possono intervenire gli investigatori privati, in questi casi?