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OBBLIGO GREEN PASS E BOOM DI ASSENTI PER MALATTIA TRA I DIPENDENTI

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OBBLIGO GREEN PASS E BOOM DI ASSENTI PER MALATTIA TRA I DIPENDENTI
In questi giorni l’intervento delle agenzie investigative è particolarmente richiesto dalle aziende. Questo perché i datori di lavoro più lungimiranti hanno anticipato la “soluzione” che numerosi lavoratori No Green Pass hanno pensato di adottare: mettersi in malattia a cavallo del 15 Ottobre, data di inizio dell’obbligo di accesso al posto di lavoro solo se in possesso della certificazione.
Il fenomeno dell’assenteismo per falsa malattia è già molto diffuso, considerando che il 20% delle assenze è la conseguenza di falsi certificati medici.
Gli investigatori privati autorizzati sono chiamati spesso ad intervenire in questi casi, perché il datore di lavoro ha la necessità di procurarsi le prove dell’illecito da presentare in sede di giudizio per la tutela dei propri diritti, visto che questo tipo di condotta può portare al licenziamento per giusta causa ed integra anche il reato di truffa a danno dello Stato.
Gli investigatori monitorano il dipendente assente per malattia attraverso delle attività di pedinamento e appostamento e tramite delle attività di Web Intelligence (OSINT e SOCMINT) perché accade di frequente che gli stessi dipendenti in malattia pubblichino dei contenuti sui loro profili social che possono essere rilevanti ai fini dell’indagine.
Lo scopo di questo tipo di investigazioni, infatti, non è quello di controllare gli aspetti sanitari preclusi dall’articolo 5 dello Statuto dei lavoratori ma le condotte extra-lavorative che dimostrino l’insussistenza della malattia o dello stato di incapacità lavorativa, o che possono causare il ritardo della guarigione e del rientro al lavoro.
In particolare in questo periodo, molti lavoratori No Green Pass pubblicano sui loro social contenuti nei quali dichiarano apertamente di aver chiesto un permesso per malattia per non andare a lavorare, o per “temporeggiare” prima della somministrazione del vaccino, spesso inconsapevoli delle conseguenze di questa loro azione.
Secondo gli ultimi dati c’è stato un aumento del 23,3% di certificati di malattia proprio il 15 Ottobre 2021, rispetto alla settimana precedente. Questo boom ha riguardato sia il lavoro pubblico che quello privato.
Nella sola mattinata del 15 Ottobre sono arrivati all’istituto previdenziale ben 47.393 certificati per malattia, ed il presidente della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie, così come il presidente della Fnomceo (Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri) si sono espressi per ricordare e ribadire che quei medici che rilasciano certificazioni senza visitare prima il paziente, o addirittura a distanza, commettono un reato.
È anche vero che, sebbene a seguito di visita medica, il paziente potrebbe mentire sul suo stato di salute, perché alcuni sintomi sono indimostrabili, come ad esempio un mal di pancia, o un giramento di testa, ma in questo caso si può solo riporre fiducia nel buonsenso del paziente e del medico che lo visita.
Se il datore di lavoro riesce poi a procurarsi le prove delle condotte tenute dal dipendente mentre è in permesso, è possibile far emergere le discrepanze tra quanto dichiarato e quanto invece viene messo in atto. Non sono nuovi i casi di dipendenti assenti perché malati scoperti a svolgere, invece, un’altra attività lavorativa, magari in concorrenza con la principale, o a fare delle vacanze all’insegna dello sport e dell’attività fisica, completamente incompatibili con uno stato di salute tale da non permettere la propria presenza in servizio.


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