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LEGGE 104: ULTIME NOVITÀ

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LEGGE 104: ULTIME NOVITÀ
Una recente sentenza del Tar del Lazio ha ribadito che non è più necessario il principio di esclusività per il riconoscimento della legge 104. Il caso in esame si riferisce ad un situazione in cui un lavoratore dipendente chiede il permesso retribuito in base alla legge 104 per assistere la madre malata. Il datore di lavoro si oppone in quanto l’uomo ha un fratello disoccupato il quale avrebbe molto tempo a disposizione per prestare assistenza alla donna.
La sentenza sottolinea che al fine dell’assegnazione dei benefici della legge 104 non rileva il fatto di avere maggiore tempo libero ma chi materialmente si occupa del soggetto con disabilità. Non si può obbligare un fratello a prendersi cura del genitore malato, inoltre deve essere una scelta del disabile chi debba occuparsi di lui: sempre nel caso in questione la donna aveva un rapporto più intimo con uno dei due fratelli, abituato già da tempo a prendersi cura della madre.
La decisione inoltre trova conferma nel fatto che la finalità della norma non è quella di assegnare benefici ai parenti di una persona disabile ma quella di garantire a quest’ultimo la miglior assistenza possibile: è dunque libero di scegliere quale parente o quale figlio sia più adatto per prestargli assistenza.
Chi beneficia dei permessi retribuiti può assentarsi dal lavoro per 3 giorni al mese, anche frazionabili in ore, per assistere un coniuge, un figlio, un fratello, un genitore che si trova in stato di disabilità certificata.
La legge 104 prevede inoltre alcune detrazioni e agevolazioni sull’acquisto di veicoli, computer o altri strumenti informatici, sulle spese sanitarie e sulle spese di ristrutturazione per l’abbattimento delle barriere architettoniche.
I permessi di lavoro retribuiti sono utilizzabili solo per l’assistenza al disabile: se il lavoratore si assenta per motivi diversi è punibile con il licenziamento per giusta causa. La condotta inoltre integra il reato di truffa ai danni dello stato poiché, anche se la retribuzione è anticipata dal datore di lavoro, è l’INPS a pagare. L’assistenza fornita tuttavia non deve necessariamente essere continuativa per tutte le ore prese di permesso: il dipendente può utilizzare parte della giornata per scopi personali, assistendo il congiunto solo durante parte di essa, basta che esso rimanga la priorità.
Anche se non è il datore di lavoro a pagare, un dipendente che utilizza i permessi previsti dalla 104 in modo improprio può lo stesso apportare un grave danno all’azienda: un lavoratore che si assenta ripetutamente favorisce una situazione di malcontento tra gli altri dipendenti costretti, ad esempio, ad ore di straordinari per svolgere le mansioni dell’assente.
Se si sospetta che un proprio dipendente abusi dei permessi retribuiti previsti dalla legge 104 può essere fondamentale rivolgersi ad una agenzia investigativa come FIRSTNet: attraverso pedinamenti mirati e condotti con professionalità e discrezione saprà raccogliere le prove, valide in giudizio, per poter licenziare per giusta causa un dipendente furbetto.
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