Alla scadenza di due polizze assicurative della durata di oltre 10 anni madre e figlia di Brindisi si accorgono che esse erano in realtà prive di valore economico: l’agente che le aveva sottoscritte e a cui avevano sempre pagato i premi non aveva mai trasferito i soldi alla compagnia assicurativa. Così facendo l’agente è riuscita a intascare oltre 25 mila euro che ora è condannata a restituire - assieme alla compagnia assicurativa – alle due donne, oltre al pagamento delle spese processuali e dei danni provocati. Anche l’agenzia assicurativa, pur ignara dell’operato della propria agente, è stata condannata al risarcimento della somma in quanto “la compagnia assicuratrice, avvalendosi dell’attività dell’agente, è tenuta a rispondere dei danni da lui commessi nell’incombenza affidatagli” nonostante non sussista un rapporto di lavoro subordinato tra l’agente e la compagnia. A carico dell’agente vi è inoltre l’accusa di appropriazione indebita prevista dall’art. 646 del codice penale nel caso in cui “chiunque, per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, si appropria il denaro o la cosa mobile altrui di cui abbia, a qualsiasi titolo, il possesso”.
Con un’accurata attività di indagine condotte da professionisti come FIRSTNet è possibile scoprire l’infedeltà o gli atti illeciti di un dipendente o subalterno. Tramite pedinamenti, appostamenti, avanzate apparecchiature di ripresa video o agenti sotto copertura è possibile far emergere comportamenti di natura illecita simili alla vicenda citata.
*Fonte: Brindisi Report
