Non sempre l’utilizzo di uno dei giorni di permesso Legge 104 per fare altro, rispetto all’assistenza del familiare disabile, mette a rischio il posto di lavoro del dipendente, se scoperto dal datore di lavoro.
Questo quanto emerso dalla decisione presa dalla Cassazione con sentenza n. 13065 del 26 aprile 2022 (in allegato) riguardante una dipendente di Poste, alla quale era stato contestato dal datore di lavoro di trovarsi in villeggiatura da sola in uno dei giorni di permesso richiesti per assistere la madre malata.
La società aveva licenziato la dipendente, ma la Corte si è pronunciata decidendo per la reintegra: il fatto, secondo i giudici, rientra tra le condotte considerate dalla contrattazione collettiva come punibili con una sanzione conservativa, e quindi il licenziamento è stato annullato perché ritenuto sproporzionato.
Poste aveva scoperto che mentre la dipendente era in villeggiatura, l’assistita era in tutt’altro luogo, e tale condotta avrebbe violato “i principi di correttezza e buona fede nonché gli specifici obblighi contrattuali di diligenza e fedeltà” e cagionando altresì con l'”assenza dal servizio (…) disagi e disservizi nell’organizzazione del lavoro”.
La dipendente ha però ammesso di aver sbagliato a non comunicare tempestivamente all’azienda quanto stava accadendo: la madre disabile si sarebbe dovuta recare con lei in villeggiatura, ma a causa di un contrattempo sopraggiunto nella tarda serata del giorno prima non era riuscita a raggiungere la figlia, che era già in loco. A quel punto la dipendente non aveva fatto immediato rientro per evitare di guidare durante le ore notturne e per evitare il traffico, anche perché la stessa dipendente non era in ottime condizioni di salute. La donna ha comunque specificato che non appena possibile è subito rientrata presso la sua abitazione, disdicendo l’albergo, per poter assistere la madre.
La società datrice ha presentato ricorso, lamentando che la Corte non aveva tenuto conto del fatto che l’accusa da loro mossa alla dipendente non si riferiva all’assenza arbitraria e ingiustificata dal lavoro, ma all’abusiva fruizione del permesso retribuito Legge 104, che prevede il licenziamento per giusta causa.
La Corte di Cassazione ha, però, respinto il ricorso, ritenendo, in accordo con i giudici del primo e del secondo grado, che invece la condotta della lavoratrice era omologabile all’assenza arbitraria e non ad una condotta fraudolenta.
L'assenza arbitraria è quella assenza dal lavoro priva di qualsiasi giustificazione perché il dipendente non è in grado di presentare alcun documento che motivi la sua assenza, e prevede nella maggior parte dei casi una sanzione conservativa, non il licenziamento.
Nel caso di specie, quindi, non vi erano sufficienti elementi che dimostrassero la cattiva fede della dipendente o che dimostrassero la reiterazione di condotte simili, lasciando presuppore che l’assenza contestata fosse un evento sporadico, riferito al singolo giorno.
È fondamentale, dunque, per il datore di lavoro, provare dettagliatamente i casi di abuso dei permessi Legge 104 e dimostrare, soprattutto, la continuità della condotta illecita, rivolgendosi ad una agenzia investigativa autorizzata.
Mediante il monitoraggio del dipendente gli investigatori privati possono accertare la realtà dei fatti e provare eventuali inadempimenti, cristallizzando il tutto mediante report fotografico e video che potrà essere confermato dall'investigatore privato, tramite testimonianza, in sede di possibile contenzioso.
L’attività investigativa è del tutto lecita, come più volte confermato dalla giurisprudenza in materia, perché il controllo del dipendente è effettuato fuori dell’orario di lavoro e in un periodo di sospensione della prestazione lavorativa (Sentenza 251 del 31 gennaio 2020 della Corte di appello di Bari).
Ricordiamo che i giorni di permesso Legge 104 non devono essere dedicati esclusivamente all’assistenza del disabile, ma sono compatibili con l'espletamento di piccole e rapide faccende domestiche, indispensabili per la propria quotidianità, come fare la spesa, andare a prendere i figli da scuola o comprare delle medicine.
Come possono intervenire gli investigatori privati, in questi casi?