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IL DATORE DI LAVORO PUÒ CONTROLLARE LE E-MAIL DEI DIPENDENTI?

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IL DATORE DI LAVORO PUÒ CONTROLLARE LE E-MAIL DEI DIPENDENTI?

Un tema particolarmente dibattuto, in questi giorni, riguarda il controllo a distanza dei lavoratori, e nello specifico il controllo sulle email aziendali.

Sappiamo che per i programmi di videoscrittura e per gli strumenti che registrano accessi e presenze dei dipendenti non vige il divieto stabilito dall’articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori “Impianti audiovisivi e altri strumenti di controllo”, ed il controllo su questi strumenti può essere effettuato dal datore di lavoro senza l’obbligo di chiedere preventivamente un accordo sindacale o l’autorizzazione dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, perché viene effettuato “per esigenze organizzative e produttive, per la sicurezza del lavoro e per la tutela del patrimonio aziendale”.

Più complesso è, invece, il controllo della posta elettronica del dipendente, sebbene lo scopo, nella maggior parte dei casi, sia il medesimo, ossia l’individuazione di illeciti e la tutela del know-how aziendale.

La giurisprudenza in materia non ha un’interpretazione univoca, poiché ogni caso presenta caratteristiche molto differenti, e spesso le norme dello Statuto dei Lavoratori e quelle relative alla tutela della privacy si sovrappongono, rendendo più complessa la valutazione.

La Cassazione si è spesso espressa ritenendo del tutto legittimi i controlli della posta elettronica aziendale del dipendente, come nel caso trattato nella sentenza n. 26682 del 2017, del quale abbiamo parlato in un nostro articolo consultabile cliccando qui,  relativo al l licenziamento per giusta causa di un dipendente che aveva inviato delle e-mail contenenti delle frasi ingiuriose riferite al legale rappresentante dell’azienda e non solo.

Le offese erano state scoperte dal datore di lavoro durante un’attività di controllo, attraverso lo svolgimento di indagini informatiche sugli strumenti aziendali messi a disposizione dei dipendenti.
Secondo i Giudici, tali indagini non erano destinate al mero controllo dell'attività lavorativa e del suo corretto adempimento, ed erano state effettuate ex post, a seguito della segnalazione di una anomalia dall’amministratore di sistema, scaturita dal tentativo del dipendente di eliminare le mail incriminate, quindi quando vi era il ragionevole sospetto della messa in atto di un illecito che poteva cagionare dei danni. Si è quindi agito per tutelare "in primo luogo l'immagine dell'impresa e (…) la dignità degli altri lavoratori".

La legittimità dei controlli delle email del lavoratore è stata confermata dalla Cassazione anche nella sentenza n. 13266 del 2018, della quale abbiamo parlato in un articolo consultabile cliccando qui, riguardante un dipendente licenziato da una azienda per aver navigato su siti non sicuri, provocando un attacco informatico, che è costato all’azienda anche il pagamento di un riscatto.

Allo stesso tempo, però, alcune pronunce si sono espresse a sfavore dei controlli della posta elettronica, in assenza di adeguata informativa come da art. 4 dello Statuto dei Lavoratori. Ma, come abbiamo anticipato, ogni caso è a sé.

Sicuramente per valutare le possibilità e le modalità attuabili per effettuare dei controlli difensivi, anche a distanza, il datore di lavoro deve rivolgersi ad una agenzia investigativa autorizzata.

Gli investigatori privati raccolgono le prove degli illeciti dei dipendenti, consumati per mezzo del web, sia su fonti aperte, tramite attività di Web Intelligence OSINT e SOCMINT, sia sugli strumenti aziendali (se sussistono le opportune condizioni), attraverso degli interventi di Computer Forensics, per individuare, estrarre e conservare i dati informatici, in modo che possano essere valutati in un eventuale contenzioso. Queste indagini non sono destinate al mero controllo dell'attività lavorativa e del suo corretto adempimento, ma sono volte alla tutela del patrimonio aziendale lì dove vi sia il fondato sospetto che sia in atto un illecito.

A questo tipo di indagini è importante affiancare sempre delle attività di monitoraggio e pedinamento del dipendente infedele, perché nella maggior parte dei casi la sua condotta ha conseguenze anche “reali”.

Le prove raccolte hanno valore legale, e gli investigatori possono essere chiamati a testimoniare in tribunale, convalidando quanto riportato nel dossier.

Come possono intervenire gli investigatori privati, in questi casi?

  • Attività di Web Intelligence OSINT e SOCMINT per la raccolta di elementi di prova dal web;
  • Computer Forensics;
  • Attività di monitoraggio e di pedinamento del dipendente infedele;
  • Testimonianza in Tribunale, se necessario.


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