Una recente indagine di Educazione Digitale sulle
abitudini online dei
bambini tra i 5 ed i 10 anni ha fatto emergere dei dati estremamente preoccupanti: il
40% dei bambini coinvolti nel sondaggio ha affermato di non aver alcun problema a condividere con gli “amici” virtuali, spesso
sconosciuti, delle
informazioni sensibili che li riguarda (il proprio indirizzo di casa, dove vanno a scuola, che lavoro svolgono i propri genitori etc).
Eppure il
93% degli intervistati ha dichiarato di aver ricevuto da genitori, parenti ed insegnanti tutte le informazioni in merito ai
pericoli che si possono incontrare sul
web. Evidentemente è necessario non solo continuare ad
educare ed
informare, ma anche
controllare l’attività dei propri figli online.
Questo tipo di indagine è molto richiesta, negli ultimi mesi, alle
agenzie investigative specializzate in Web Intelligence,
OSINT e SOCMINT, perché i bambini trascorrono online gran parte della loro giornata (il
20% dei bambini utilizza il telefono cellulare almeno
2 ore al giorno) e quasi sempre senza il controllo di un adulto.
Le indagini per il
controllo attività minori online consistono nella
ricerca,
raccolta ed
analisi di
dati e di
notizie tratte da
fonti aperte, ovvero liberamente disponibili, sulle
attività condotte dal minore, come ad esempio le
informazioni ricavate dai social network e da tutti gli altri profili presenti
online del minore.
È possibile, dunque, verificare le
interazioni, le
pubblicazioni e le
attività che il
minore svolge sul
web. Tutte le informazioni raccolte all’interno della rete, data la natura mutevole di questa, vengono
cristallizzate nel tempo tramite software specifici che permettono di conservare l’informazione anche qualora venisse cancellata.
Il
36% dei bambini ha dichiarato di aver ricevuto proposte di
sfide e
giochi online
molto pericolosi, da parte di
sconosciuti, probabilmente
adulti. Gli elementi raccolti dalle
indagini degli
investigatori privati esperti possono essere anche utilizzati per la
tutela dei propri
diritti in sede di giudizio e/o per sporgere
denuncia contro i responsabili di tali condotte.
Per il
41% degli intervistati ciò che rende interessante il
mondo virtuale è la possibilità di conoscere
nuove persone e condividere le proprie giornate.
Ma un bambino è in grado di comprendere pienamente di chi fidarsi e cosa raccontare di sé agli altri?
Evidentemente
no. La cosiddetta
generazione Alpha non ha mai conosciuto un mondo senza il web, e vive, quindi, in una dimensione “
onlife” dove la differenza tra
mondo reale e
mondo virtuale non esiste. Il web è per i bambini di oggi un ambiente familiare, ma pieno di pericoli potenzialmente infiniti.
Anche quando i bambini sono tra di loro utilizzano i telefoni cellulari, ad esempio, per scattare delle
foto o girare dei
video (come dichiarato dal
43% degli intervistati) che diffonderanno online, senza sapere che verranno visualizzati da un pubblico di persone
sconosciute, forse anche dei
malintenzionati.
Spesso sono gli stessi genitori e parenti a non rendersi conto della pericolosità di pubblicare informazioni sul minore online, tanto che è nato un fenomeno denominato
sharenting (del quale abbiamo parlato in un nostro articolo, consultabile
cliccando qui) sull’abitudine dei genitori di mettere online la vita dei propri figli, a partire dalla nascita.
Per essere certi che non vi siano
gravi conseguenze derivanti dalla diffusione dei dati del minore online e dei suoi familiari, è importante intervenire al primo segnale di
pericolo con delle indagini di
web intelligence, o richiedere agli
investigatori privati delle
verifiche costanti per monitorare il comportamento del minore online,
prevendendo, così,
ogni tipo di problematica.