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FIGLI E “CATTIVE COMPAGNIE”. QUANDO INTERVENIRE?

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FIGLI E “CATTIVE COMPAGNIE”. QUANDO INTERVENIRE? L’amicizia, per i giovanissimi, è tutto. Relazionarsi con gli altri è fondamentale per la loro crescita, per la conoscenza reciproca e per acquisire la propria autonomia.  
Il gruppo, in particolare, è stimolante, poiché permette il confronto, l’immedesimazione, la condivisione.

Di solito i gruppi di giovani sono abbastanza omogenei per età, stile e status sociale, e hanno una loro forma di equilibrio seppur variabile.
Il problema nasce quando all’interno del gruppo vengono messi in atto comportamenti trasgressivi, pericolosi, a volte illegali e violenti, che rendono il gruppo un nucleo quasi distaccato dal resto della società, dai genitori, come se tutto ciò che ruota intorno al gruppo fosse un nemico da combattere.  È quello che viene definito “branco”.
Nel branco si agisce per emulazione, per ottenere approvazione e “rispetto”, soprattutto dai leader del gruppo. Si inizia ad abusare di sostanze che abbassano le inibizioni, come l’alcool, gli stupefacenti, a volte anche droghe più pesanti.

Quando bisogna intervenire?
Quando il giovane mette tra sé e la famiglia un muro che inizia a sembrare invalicabile. Quando la comunicazione è praticamente azzerata. L’atteggiamento è diverso, aggressivo, distaccato. Anche le abitudini subiscono una variazione repentina.
Ma bisogna intervenire con cautela, evitando attacchi diretti, accuse, urla. Bisogna innanzitutto capire cosa avviene nel gruppo, cosa accade fuori dalle mura domestiche, ed in questo le indagini investigative per il controllo minori possono dare un quadro dettagliato di ciò che accade, cristallizzandolo con foto e video.
In questa maniera si ha più consapevolezza di ciò che il giovane riferisce in famiglia, se corrisponde al vero, o se si tratta di bugie.

Bisogna trasmettere ai propri figli un senso di difesa, di presenza costante, che non è persecuzione, ma certezza, stabilità, un rifugio nel quale potersi rintanare. Solo mantenendo la stabilità, una volta scoperta la verità, si può sperare in un rapporto di fiducia e di rispetto reciproco. E se necessario, rivolgersi a dei professionisti, lasciando da parte paura e orgoglio.
 


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