Con l’aumento dello
smart working, che ha rappresentato e rappresenta una soluzione fondamentale per molte aziende, si è verificato anche un
aumento degli illeciti messi in atto dai
dipendenti che lavorano in questa modalità. In un nostro articolo, consultabile
qui, abbiamo elencato le
“nuove” forme di infedeltà del dipendente, che vanno dalla
concorrenza sleale al
furto dati.
Ma cosa accade se il dipendente si
infortuna durante l’
orario di lavoro, sebbene svolga la sua mansione da casa?
E come può il datore di lavoro verificare che si tratti di un vero infortunio?Innanzitutto è importante sottolineare che i
dipendenti in
smart working sono
coperti dagli
infortuni come gli altri. Ed è evidente che i
furbetti, conoscendo tale diritto, possano utilizzarlo a proprio favore, danneggiando il datore di lavoro. Apparentemente sembrerebbe molto difficile
dimostrare se un
infortunio verificatosi in
smart working sia
reale o meno, ma il datore di lavoro può rivolgersi alle
agenzie investigative autorizzate, per verificare la
veridicità di tale circostanza. Questo garantisce anche al datore di lavoro di ottenere delle
prove dell’illecito messo in atto,
valide in sede di giudizio.
Infatti gli
investigatori privati, così come avviene nei classici
controlli difensivi volti a verificare la
condotta dei dipendenti
assenti per
infortunio, procederanno con una attività di
pedinamento e di
monitoraggio del
dipendente negli
orari extra lavorativi, quindi fuori dalle mura domestiche o dal luogo scelto per lo smart working. In questo modo potranno produrre le
prove di tutte quelle
condotte incompatibili con lo stato di infortunio dichiarato, o di quelle
condotte negligenti che possano
ostacolare la
guarigione dell’infortunio, se presente, o che possano rappresentare un
fattore di rischio per la salute del lavoratore.
A questo tipo di
indagini gli
investigatori affiancano anche un’
indagine OSINT, per verificare se
online vi siano degli
elementi che possano far emergere l’
illecito, come
post sui
social in cui il dipendente compie
azioni non idonee allo stato di salute dichiarato.
Il
datore di lavoro deve
garantire la
salute e la
sicurezza del
lavoratore anche se quest’ultimo svolge il suo lavoro a distanza, e proprio per questo ogni anno deve consegnare ai dipendenti in smart working un’
informativa contenente i
rischi generali e
specifici legati a questa modalità di esecuzione del rapporto lavorativo.
Ma
anche il
lavoratore ha degli
obblighi, ed in particolare deve:
• rispettare le misure di prevenzione dei rischi e cooperare per far sì che vengano attuate al meglio;
• utilizzare in maniera corretta tutte le forniture e gli strumenti messi a disposizione dal datore di lavoro per lo svolgimento dell’attività lavorativa;
• segnalare con immediatezza eventuali malfunzionamenti delle suddette forniture e strumentazioni, o comunque ogni condizione di pericolo di cui venga a conoscenza, intervenendo, se necessario, nei limiti della propria preparazione, per scongiurare danni peggiori;
• non compromettere le misure di sicurezza adottate dal datore di lavoro;
• evitare ambienti e circostanze che possano mettere in pericolo la propria salute e la sicurezza degli altri;
• partecipare ai programmi di formazione organizzati dalla propria azienda;
• sottoporsi ai controlli sanitari come da D. Lgs. 81/2008 o secondo le indicazioni del medico competente.
Il lavoratore è
coperto, quindi, anche
da remoto, ma solo in
due circostanze:
•
se l’infortunio avviene sul luogo di lavoro, che sia la propria abitazione o un altro luogo scelto e comunicato preventivamente al datore di lavoro. In questo caso il dipendente deve avere regolare contratto e l’infortunio deve essere accorso durante l’espletamento dell’attività lavorativa;
•
se l’infortunio avviene in itinere, nel tragitto tra la propria abitazione ed il luogo scelto e comunicato al datore, e deve riferirsi meramente al normale percorso di andata e ritorno.
Ricordiamo infine che la
prima volta che è stato
riconosciuto un
infortunio in smart working è stato poco tempo fa, e si tratta del caso di una impiegata amministrativa di un'azienda metalmeccanica di Treviso, che era scivolata nella propria abitazione, procurandosi delle fratture. Oltre ai giorni di malattia, la donna ha ottenuto anche
20mila euro di risarcimento per
infortunio sul lavoro, e visite e terapie
gratis senza obbligo di ticket per i prossimi
dieci anni.