Le interferenze nella sfera privata oggigiorno sono sempre più numerose, anche grazie alle nuove tecnologie. Infatti le telecamere possono prendere la forma di una sveglia appoggiata sul comodino, di un libro, di un paio di occhiali, di un orologio o addirittura di una penna, la cosiddetta spy-pen. Quest’ultima è stata protagonista di una recente sentenza (Cass. sent. n. 22695/17), che ha visto responsabile del reato di interferenza nella sfera privata un datore di lavoro che, servendosi di tale strumento, spiava le dipendenti all’interno dei bagni dell’ufficio.
Scatta il reato di interferenza nella vita privata quando colui che utilizza uno strumento per effettuare una registrazione, in questo caso la penna con la telecamera nascosta, non sia presente al momento della registrazione stessa, audio o video che sia.
In ambito di video-riprese superare il limite del penalmente o civilmente lecito è semplice e per ovviare a ciò è bene ricorrere all’ausilio di agenzie investigative come FIRSTNet che si avvalgono di un team di collaboratori esperti, quindi in grado di operare nell’alveo della legalità funzionalmente alla finalità da conseguire.
