Con una recente sentenza, n. 24647 del 5 novembre 2020, la Corte di Cassazione risponde a questo quesito riconoscendo l’importanza del “giuramento suppletorio”, previsto dall’ Art. 2736 del Codice Civile, come strumento per avere diritto al risarcimento del danno subito. Quando si apre una cassetta di sicurezza l’intento è quello di non rendere nota la notizia, né tantomeno il contenuto dei valori depositati. La stessa banca deve, pertanto, assicurare al cliente il segreto sul contenuto del deposito e questo comporta l’impossibilità di provare con una testimonianza ciò che è stato rubato in caso di furto. Nella vicenda dello scorso novembre è stata proprio l’assenza di prove circa la custodia di gioielli nella cassetta di sicurezza a determinare il rigetto dal Tribunale della richiesta avanzata dagli attori contro la banca. L’istanza è stata poi accolta dalla Corte d’Appello e portata in Corte di Cassazione dove è stato puntualizzato che la decisione di accettare il giuramento suppletorio viene rimessa a discrezione del giudice di merito. Questo significa che la sussistenza non è sindacabile in sede di legittimità se non sotto il profilo dell’adeguatezza della motivazione; il fatto che il giudice di primo grado scelga di non deferire il giuramento non impedisce che possa farlo la Corte d’Appello in base ad una differente valutazione. Secondo il Codice civile, si ricorre al giuramento deferito d’ufficio dal giudice a una delle parti per decidere una causa quando la domanda o le eccezioni non sono del tutto provate e, al tempo stesso, completamente sfornite di prova, al fine di stabilire il valore della cosa domandata (come in questo caso del risarcimento del danno causato dal furto) se non è possibile accertarlo in altro modo.
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Con una recente sentenza, n. 24647 del 5 novembre 2020, la Corte di Cassazione risponde a questo quesito riconoscendo l’importanza del “giuramento suppletorio”, previsto dall’ Art. 2736 del Codice Civile, come strumento per avere diritto al risarcimento del danno subito.
