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COSA ACCADE AL DIPENDENTE SENZA GREEN PASS DAL 15 OTTOBRE?

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COSA ACCADE AL DIPENDENTE SENZA GREEN PASS DAL 15 OTTOBRE?
Il Consiglio dei Ministri ha approvato all’unanimità il decreto legge sul Green Pass: dal 15 Ottobre il certificato verde sarà obbligatorio per accedere a tutti i luoghi di lavoro, sia pubblici che privati.
Il rispetto di tale prescrizione da parte dei lavoratori deve essere verificato dai datori di lavoro, che entro il 15 ottobre dovranno definire ed organizzare le modalità di controllo sui dipendenti, da effettuarsi preferibilmente all’accesso al luogo di lavoro.
Per il datore che non effettua adeguatamente i controlli o che non si organizzano per effettuarli e per i lavoratori che li eludono, sono previste delle sanzioni. L’erogazione delle sanzioni è compito del Prefetto, che riceverà i dati che gli incaricati al controllo della certificazione gli trasmetteranno. I datori possono, infatti, individuare formalmente degli incaricati al controllo ed alla contestazione delle violazioni.
Per le aziende private si potrebbe utilizzare, per il controllo, l’app VerifiCa19, già utilizzata, ad esempio, nel settore della ristorazione.
Sicuramente le agenzie investigative possono sostenere le aziende in questo processo di verifica volto alla tutela aziendale, effettuando dei controlli sui dipendenti che potrebbero adottare delle condotte illecite.
In questa fase sono particolarmente richieste le attività di web intelligence, OSINT e SOCMINT per individuare, attraverso l’analisi delle fonti aperte e dei social network dei dipendenti dei quali sia poco chiara la condotta, l’intenzione di eludere o gestire in maniera illecita l’obbligo di Green Pass nei confronti dell’azienda datrice.
Inoltre i dipendenti già predisposti ad essere infedeli e/o assenteisti, potrebbero essere ancora meno motivati a svolgere la propria mansione con regolarità e frequenza, arrivando a chiedere finti permessi per malattia, abusare dei permessi Legge 104, o compiere atti di concorrenza sleale. In questo caso le agenzie investigative possono effettuare delle attività di monitoraggio e di pedinamento del dipendente per raccogliere prove valide in sede di giudizio, che giustifichino le conseguenti inevitabili sanzioni, come il licenziamento per giusta causa.
L’accesso del dipendente senza il certificato negli ambienti lavorativi rappresenta un illecito disciplinare e sarà sanzionato con l’immediata sospensione dell’attività lavorativa e dello stipendio, fino all’ottenimento del Green Pass.
Se il dipendente privato viene sospeso dal lavoro fin dal primo giorno di mancata esibizione del Green Pass, per i dipendenti della pubblica amministrazione è leggermente differente: se privi di Green Pass, verranno considerati assenti ingiustificati e verranno sospesi dal lavoro a decorrere dal quinto giorno di assenza, fino all’ottenimento della certificazione. Lo stipendio, però, viene bloccato subito in entrambi i casi, ma non è previsto il licenziamento, e viene garantito il diritto alla conservazione del posto di lavoro.
Si tratta di una deroga eccezionale alle prescrizioni dell’art. 55-quater del Dlgs 165/2001, che stabilisce che a seguito di una assenza ingiustificata del lavoratore, per un periodo superiore ai tre giorni nell’arco degli ultimi due anni, si deve irrogare il licenziamento disciplinare.
Molti dipendenti no vax hanno pensato che una soluzione potrebbe essere lo smart working, ma la decisione di accettare o meno questa soluzione spetta comunque al datore di lavoro. La mancanza della certificazione, infatti, non può risolversi o “trasformarsi” in un diritto del lavoratore a lavorare da casa. Ma se dovessero presentarsi esigenze d’ufficio per le quali è richiesto lo smart working, allora il dipendente che lavora in questa modalità non deve presentare il Green Pass, perché la certificazione non è necessaria per lavorare, ma, ripetiamo, per accedere ai luoghi di lavoro.


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