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AVVOCATO ACCUSATO DI ACCAPARRAMENTO DI CLIENTELA PER AVER PUBBLICATO ONLINE IL MODULO PER LA SUA NOMINA

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AVVOCATO ACCUSATO DI ACCAPARRAMENTO DI CLIENTELA PER AVER PUBBLICATO ONLINE IL MODULO PER LA SUA NOMINA

Un’interessante sentenza della Cassazione a Sezioni Unite, la n. 7501 dell’8 marzo 2022 (in allegato), confermando quanto deciso dal Consiglio Nazionale Forense con sentenza n. 97/2021, ha stabilito che “deve essere sanzionato con l’avvertimento l’avvocato laddove consente che si possa scaricare da un sito web il modello per la sua nomina a difensore configurandosi l’accaparramento di clientela laddove è evidente l’offerta al pubblico della prestazione professionale che ricorre nella presenza della documentazione su Internet”.

Nel caso di specie è stato respinto il ricorso di un avvocato, sanzionato per la violazione dell’art. 37 comma quarto del Codice deontologico, che vieta di “offrire, sia direttamente che per interposta persona, le proprie prestazioni professionali al domicilio degli utenti, nei luoghi di lavoro, di riposo, di svago e, in generale, in luoghi pubblici o aperti al pubblico”, così come dell’art. 9 dello stesso codice (“Doveri di probità, dignità, decoro e indipendenza”) e dell’art. 23 al capo 2: “L'avvocato, prima di assumere l'incarico, deve accertare l'identità della persona che lo conferisce e della parte assistita”.

In particolare l’avvocato aveva pubblicato su un sito web il modulo di nomina a difensore, per la denuncia all’autorità giudiziaria in un procedimento per disastro ambientale, che gli utenti potevano scaricare, sottoscrivere ed inviare all’avvocato, previo pagamento di una modesta somma per le “spese vive” (da quanto da egli affermato), senza che quest’ultimo potesse adeguatamente verificare l’identità della persona che conferiva il mandato.

Questa condotta integra pienamente la fattispecie di accaparramento della clientela, ai sensi della normativa suindicata.

Ovviamente anche il professionista, esercitando attività economica, se danneggiato dal comportamento sleale dell’altro, può essere tutelato dagli atti di concorrenza sleale (nei quali rientra l’accaparramento di cliente) come da art. 2598 del codice civile, e per raccogliere le prove di questo tipo di illeciti può rivolgersi ad una agenzia investigativa autorizzata.

Secondo il Tribunale di Milano, sez. Impresa, come da sentenza n. 6359/17 del 06/06/2017, infatti, “ciò che rileva ai fini di accedere a detta tutela non è tanto che un certo soggetto sia ‘imprenditore’, quanto, piuttosto, che operi in un contesto entro il quale può vantare il diritto a concorrere e competere in modo leale.”

Gli investigatori privati possono essere chiamati anche a verificare il rispetto delle policy e dei codici deontologici e comportamentali, solitamente agendo con delle indagini di monitoraggio e di pedinamento dei soggetti coinvolti, con la produzione di foto e video che dimostrino l’illecito, e con delle attività di Web Intelligence (OSINT e SOCMINT) per la raccolta di elementi di prova anche dal web.

Come possono intervenire gli investigatori privati, in questi casi?

  • Attività di monitoraggio e di pedinamento dei soggetti coinvolti nell’illecito;
  • Attività di Web Intelligence OSINT e SOCMINT per la raccolta di elementi di prova dal web;
  • Testimonianza in Tribunale, se necessario.

Scarica l'allegato
Sentenza SU n. 7501.pdf


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