Infedeltà su
infedeltà, potremmo dire, in merito agli episodi di
assenteismo che si sono verificati nel Comune di Grammichele, in Sicilia, e che hanno riguardato quattro
dipendenti pubblici, tre donne ed un uomo, accusati di diversi
illeciti.
Gli
investigatori privati possono essere chiamati ad effettuare attività di
indagine e di
monitoraggio anche sui
dipendenti pubblici, come ribadito più volte dalla giurisprudenza in materia (
un articolo di esempio) per poter raccogliere le
prove degli
illeciti,
utilizzabili in sede di giudizio.
Nel caso preso in oggetto, le
condotte illecite hanno causato le accuse di
truffa aggravata,
false attestazioni o certificazioni della propria presenza in servizio ed
interruzione di pubblico servizio, ai danni dei quattro dipendenti degli uffici comunali.
Nello specifico, attraverso una attività di
pedinamento, effettuata tra luglio ed agosto 2020, è stato possibile risalire alle
abitudini delle
condotte fraudolente dei quattro indagati: due dipendenti avrebbero giustificato l’uscita dalla sede lavorativa come
necessità di servizio, quando invece, a bordo dell’autovettura di una delle due, si sarebbero recate a fare
shopping al centro commerciale, o a prendere
lunghi caffè al bar. Un altro dipendente, invece,
dopo aver timbrato, tornava presso la propria abitazione, restandovi per ore, invece di
prestare servizio. Ed infine una dipendente
usciva durante l’orario di lavoro per incontrare l’amante. Entrambi, senza tra l’altro preoccuparsi di essere
scoperti dai rispettivi
coniugi, si incontravano nei pressi degli uffici comunali nei quali prestava servizio la donna, per poi allontanarsi a bordo dell’auto dell’uomo.
Se uno dei due
coniugi traditi avesse pensato bene di incaricare una
agenzia investigativa, le
indagini avrebbero risolto anche questo tipo di
infedeltà, cogliendo in fragrante i due “furbetti” insieme.
Le
indagini da parte del Comune hanno avuto inizio da alcune
indiscrezioni raccolte dai
colleghi dei quattro dipendenti degli uffici pubblici della cittadina, a conferma del fatto che la
condotta illecita di pochi provoca
dissapori all’interno dell’
ambiente lavorativo o
episodi di simulazione e complicità. Infatti alcuni colleghi dei quattro indagati sono stati loro di “
supporto”
timbrando il loro badge, al fine di
certificarne falsamente la presenza in servizio.
Ricordiamo che
la responsabilità amministrativa degli illeciti messi in atto dal dipendente può essere attribuita al dirigente.
Le
Sezioni Unite della Suprema Corte di Cassazione, infatti, con
Sent. n.13246 del 16 Maggio 2019 hanno affermato il seguente principio di diritto:
“
Lo Stato o l’ente pubblico risponde civilmente del danno cagionato a terzi dal fatto penalmente illecito del suo dipendente anche quando questi abbia approfittato delle proprie attribuzioni ed agito per finalità esclusivamente personali o egoistiche ed estranee a quelle della amministrazione di appartenenza, purché la sua condotta sia legata da un nesso di occasionalità necessaria con le funzioni o poteri che esercita o di cui è titolare, nel senso che la condotta illecita dannosa - e quale sua conseguenza, il danno ingiusto a terzi - non sarebbe stato possibile, in applicazione del principio di causalità adeguata ed in base ad un giudizio controfattuale riferito al tempo della condotta, senza l’esercizio di quelle funzioni o poteri che, per quanto deviati o abusivi o illeciti, non ne integri uno sviluppo oggettivamente anomalo".