Verifica dei comportamenti adottati dal dipendente nel corso di una malattia, laddove i controlli non riguardano gli aspetti sanitari (preclusi dall’articolo 5 dello Statuto dei lavoratori) ma le condotte extra-lavorative che attestano l’insussistenza della malattia o dello stato di incapacità lavorativa (Cassazione, sentenza n. 12810/2017). La malattia fraudolenta comporta una serie di danni diretti e indiretti ad un’azienda (diminuzione dei profitti, malcontento tra i collaboratori e danni al patrimonio aziendale) oltre a configurare un illecito civile sanzionabile con il licenziamento in tronco per giusta causa ed un reato di truffa ai danni dello Stato. È la forma di assenteismo più diffusa. Secondo alcune recenti statistiche, solo nel 34% dei casi i dipendenti si assentano per reali problemi legati alla loro integrità psicofisica. Spesso il dipendente utilizza i permessi per malattia per risolvere invece dei problemi familiari, nel 22% dei casi, o per stress nel 13% dei casi. Se queste motivazioni possono risultare quantomeno comprensibili, vi è però una altissima percentuale di dipendenti che abusa dei permessi per malattia per soddisfare meri bisogni personali (nel 18% dei casi) e per la cosiddetta entitlement mentality (13% dei casi), ossia per l’errata convinzione che un tot di giorni di malattia siano da considerare un diritto del lavoratore, e non un reale bisogno.