Sì, il dipendente che durante il periodo di assenza dal lavoro per malattia assume una condotta che possa ritardare la guarigione è passibile di licenziamento per giusta causa.
Il dipendente in malattia infatti deve rispettare i seguenti punti.
- Rendersi reperibile per le visite mediche di controllo dell’INPS presso il domicilio comunicato al datore di lavoro. Le fasce orarie di reperibilità sono per il settore pubblico dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18; per il settore privato dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19.
- Adottare un comportamento che sia compatibile con la malattia dichiarata e che non ritardi la guarigione.
Il dipendente in malattia può addirittura dedicarsi ad un altro lavoro, a patto che questo lavoro non sia in concorrenza con quello principale e che non ritardi la guarigione.
A tale proposito, due recenti sentenze della Suprema Corte di Cassazione.
La sentenza 17424 del 4 luglio 2018 riguarda un dipendente assente dal lavoro per gastroenterite.
Costui, licenziato perché colto a tinteggiare la palizzata di un vicino, ha visto accolto il proprio ricorso poiché i giudici hanno ritenuto che tale comportamento non fosse incompatibile con la malattia dichiarata e che non ritardasse il rientro al lavoro.
Opposta invece la sentenza 17514 del 4 luglio 2018 riguardante un dipendente assente dal lavoro per infortunio e licenziato per aver lavorato presso il parcheggio di autovetture gestito da familiari.
Il licenziamento in questo caso è stato dichiarato legittimo poiché l’attività di parcheggiatore, con posture certamente non riposanti, anche perché mantenute per ore e sotto il sole, non è compatibile con l’infortunio dichiarato.
Il licenziamento del dipendente scorretto è stato possibile attraverso il ricorso ad una agenzia investigativa privata. Le foto e i video raccolti sono stati infatti utilizzati in giudizio.
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