Lo smart working non è il vecchio telelavoro, ma è uno strumento manageriale innovativo, che si basa sui risultati e sulla prestazione, sul lavoro per obiettivi, e non sulla mera presenza e sul tempo (che non sempre corrispondono all’impegno).
Oggi le aziende, che vorranno proseguire con lo smart working, dovranno:
• stabilire delle policy sulle modalità dei controlli a distanza;
• determinare un codice disciplinare che individui le condotte sanzionabili collegate all’attività lavorativa svolta fuori dai locali aziendali.
Inevitabilmente nasceranno delle problematiche legate alla nuova modalità di lavoro e qualche dipendente farà il furbetto.
Probabilmente qualcuno utilizzerà l’autonomia dello smart working per compiere atti d’infedeltà aziendale.
Ai “classici” illeciti dei dipendenti se ne sono affiancati di nuovi, che mantengono le stesse caratteristiche, ma diverse procedure e maggiore diffusione.
Gli illeciti più comunemente messi in atto dai lavoratori sono:
• attività extra-lavorative svolte dal dipendente, in concorrenza con l’attività primaria;
• falsa attestazione della presenza in servizio;
• attività retribuita a favore di terzi;
• uso improprio dei permessi Legge 104, dei permessi sindacali e dei congedi;
• falsa malattia e falso infortunio;
• furto e appropriazione indebita.
Le aziende, grazie ai Controlli difensivi per mezzo delle agenzie investigative, possono ottenere le prove degli illeciti, e prendere i dovuti provvedimenti disciplinari, fino al licenziamento per giusta causa.